Gaetano Illuzzi
Gaetano Illuzzi
Attività produttive

Il ristorante Galì festeggia 15 anni di attività

Gaetano Illuzzi racconta il successo di una cucina moderna nello stile e rispettosa del gusto

Sul nostro quotidiano abbiamo spesso rivolto attenzione al cibo e alla buona cucina parlando con gli chef giovinazzesi che ci hanno deliziato con proposte sempre ben accette dai lettori. In questo spazio dedichiamo un momento speciale ad un'occasione da festeggiare: i 15 anni di attività del ristorante Galì.

Il Galì, conosciuto inizialmente come risotteria, è nato per gioco da una partita a "tressette" in località Trincea. Fu un'originale scommessa di due giovani che pian piano hanno messo su un ristorante, ubicato in via Molfetta. Nel 2012 le strade dei due giovani si sono divise: al timone del Galì è rimasto solo Gaetano Illuzzi, cuoco del ristorante.

C'è un detto che recita: "A tavola non s'invecchia mai". Ed è proprio così! Ancor meglio se ci si affida a chi della buona cucina e della qualità degli ingredienti ne ha fatto una precisa regola operativa, una scelta imprenditoriale importante quando l'obiettivo principale è coccolare e prendersi cura dei clienti con qualità, gusto e arte culinaria.

Il Galì ha espresso questa sua attenzione nel corso di tutti gli anni di attività, e gli apprezzamenti della clientela non si sono fatti attendere. Noi di GiovinazzoViva per ricordare e festeggiare i quindici anni di attività svolti con dedizione e attenzione verso un buon servizio da proporre al territorio, abbiamo pensato di saperne di più dell'esperienza messa in campo intervistando il cuciniere Gaetano Illuzzi.

Come definire la sua cucina?
«Pulita, apparentemente semplice, dallo spirito contemporaneo e sempre al passo con i tempi, perché vedo i miei piatti con la stessa curiosità di un bambino. Una cucina moderna che, però, non cede alla tentazione di strafare. Il gusto per il bello e le materie prime sono il mix vincente di piatti che si degustano prima con gli occhi e poi col gusto».

Il piatto da assaggiare per conoscerlo?
«Le mie portate raccontano una stagionalità oppure una rivisitazione. Amo cambiare in base ai prodotti che trovo giornalmente. Non sono legato ad un piatto, ma ad un sistema».

Qual è il suo asso nella manica in cucina?
«La semplicità, l'esperienza, la tecnica e un pizzico di follia. La mia cucina è basata sulla ricerca del gusto e non dello stupore».

La sua più grande qualità caratteriale?
«Sono fermo e determinato, ascolto sempre anche quando sono distratto. Sono a volte molto nervoso e ansioso, ma comunque un punto di riferimento. Dal punto di vista lavorativo viene sempre prima l'uomo e poi il cuoco».

Qual è l'ingrediente che riesce meglio a valorizzare?
«Il salmone, una delle mie specialità: salmone marinato al caffè cotto a bassa temperatura».

Per i giovani ristoratori quale consiglio può dare?
«Giovinazzo si pensa sia una piazza difficile, ma si è sempre al centro dell'attenzione ed è più facile comunicare. Dico ai giovani: se non mirate a qualcosa, non colpirete mai nulla quindi siate coraggiosi, siate folli. Agli altri ristoratori invece dico di non abbassare mai la qualità perché Giovinazzo merita tanto».
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