Notte di Santi e di sorrisi al Dolmen

La "Festa d’Ognissanti" dei Malalingua diverte e commuove il pubblico delle Giornate Europee del Patrimonio

domenica 23 settembre 2018 12.13
A cura di Gabriella Serrone
Modelli di vita e di santità, i Santi e le Sante che la Chiesa ha consacrato nel tempo sono ricordati in giorni dell'anno a loro dedicati, anche se la loro storia viene spesso dimenticata o infarcita di imprecisioni e di luoghi comuni. A ricordarcela ci hanno pensato i Malalingua, gruppo teatrale molfettese che si è esibito ieri sera nello spettacolo "La Festa d'Ognissanti" sfruttando l'eccezionale ambientazione naturale ed archeologica offerta dal Dolmen di San Silvestro.

Su un carrozzone illuminato, accompagnati dalle musiche della Bassa Banda Città di Molfetta in un'atmosfera al limite tra sacro e profano, Santa Lucia da Siracusa, San Nicola di Bari, San Simeone lo Stilita, Santa Marta di Betania e San Giuseppe da Copertino sono arrivati in mezzo al pubblico distribuendo i loro santini ed invogliando i presenti ad ascoltare la loro storia, da quando la fede toccò la loro vita e la stravolse per seguire Cristo.

Tanti episodi significativi, dall'infanzia fino alla maturità senza dimenticare le ragioni per cui diventarono protettori di determinate categorie ed i miracoli compiuti, sono riaffiorati in un racconto iperbolico avvincente in cui ad emergere in primis sono stati i loro pregi e difetti.

Così Santa Lucia è frenata nella sua latente irascibilità da quegli occhi posti sul piattino, simbolo iconografico della santa siracusana ma che, a suo dire, non le appartengono e non le sono mai stati strappati, come invece vuole la tradizione; San Nicola è tentato dalle delizie culinarie di Bari, città che lo ospita da secoli dopo che le sue ossa furono trafugate da Myra dai marinai baresi, ed è appesantito dai suoi innumerevoli "impegni" di santo protettore e di Babbo Natale; San Simeone appare quasi "folle" nella sua ostinata attitudine ascetica che lo separa dalle ordinarie preoccupazioni e faccende terrestri e lo spinge verso la ricerca del divino; Santa Marta è ossessionata dall'igiene domestica ed è impegnata a riabilitare socialmente il ruolo di casalinga, bistrattata e sminuita a seguito delle battaglie femminili degli anni '60; ed infine San Giuseppe da Copertino, semplice nell'animo e nel linguaggio e colpito da esilaranti vuoti di memoria per cui si stenta quasi a credere che sia il protettore degli studenti.

Umanità ed umorismo si sono fusi nell'eccezionale interpretazione di Marianna De Pinto, Antonella Civale, Enzo Toma, Giuseppe Pestillo, Luca Avaliano e Marco Grossi, non solo attore ma anche regista dello spettacolo, per restituire un'immagine di normalità di questi eroi della fede e renderli simili a uomini e donne di ogni tempo e di ogni società.

Uno degli ultimi appuntamenti del "Settembre mese della Cultura" e spettacolo di celebrazione delle Giornate Europee del Patrimonio, "La Festa d'Ognissanti" è stato promosso dalla sinergia tra l'Assessorato alla Cultura guidato da Anna Vacca e dalla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Bari.

Un'intesa quella tra Comune di Giovinazzo e Soprintendenza nata già da qualche tempo e destinata a rafforzarsi con interventi di rilancio del patrimonio cittadino, come sottolineato dal Sindaco Tommaso Depalma a termine della serata e da Francesca Radina, ai vertici dell'organo di salvaguardia e di promozione dell'arte e del paesaggio dell'area metropolitana barese. «Il Dolmen è un luogo magico – ha affermato la Radina – e deve essere vissuto come un giardino naturale dove poter passeggiare, leggere un libro o godere di una rappresentazione teatrale. Apriamolo sempre più e viviamolo pienamente».
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