Chiesa locale
L'addio a don Benedetto Fiorentino
Ieri i funerali con una Concattedrale stracolma di gente. Mons. Felice di Molfetta: «Servo fedele di Dio»
Giovinazzo - venerdì 12 ottobre 2018
14.53
Era stato un «servo fedele di Dio», come ricordato nell'omelia da Mons. Felice di Molfetta, e la sua fedeltà era stata riconosciuta dai vertici del clero.
Don Benedetto Fiorentino se ne è andato così, ieri pomeriggio, mentre il sole faceva capolino tra le nubi e baciava via Marina. A fargli da cornice due ali di sacerdoti arrivati da tutte le città della diocesi e i membri di diverse confraternite locali, tutti commossi e che gli hanno tributato un applauso sgorgato dal cuore quando il feretro è stato portato a spalla fino al carro funebre. E quel sole è sembrato davvero un ultimo sorriso offerto dal padre amorevole ai suoi figli, una carezza per dir loro di non piangere.
Il piccolo grande prete ci ha lasciati, ha lasciato la comunità giovinazzese di cui, pur se talvolta criticato, si era preso cura per 45 anni circa, anche quando non aveva avuto una parrocchia sua.
La celebrazione del suo funerale è stata seguita dalle autorità locali civili e militari, da centinaia di persone, non tutti cattolici, non tutti fedeli, ma tutti pronti a riconoscerne il ruolo chiave nella formazione e nell'educazione di intere generazioni di giovani.
Il Vescovo emerito di Cerignola - Ascoli Satriano, in una gremita Concattedrale di Santa Maria Assunta, ha ricordato il costante impegno di don Benedetto per la pastorale, fedelissimo ai dettami di una Chiesa che non ha mai contestato, ma che ha provato a far crescere dall'interno.
Mons. di Molfetta ne ha sottolineato anche il ruolo chiave nello stimolare una riflessione seria sul ruolo delle confraternite, a lui molto care, e ne ha rimarcato il metodo quasi rivoluzionario di praticare la catechesi.
Mancherà a tanti, don Benedetto, lo abbiamo scritto ieri. E mancherà nella misura in cui ha mostrato di essere uomo che segna un'epoca, che traccia un solco tra un prima ed un dopo. Nonostante i difetti caratteriali, le incomprensioni con alcuni segmenti della comunità, la sua ostinazione che finiva talvolta per ledere più a lui stesso che agli altri.
Mancherà, è vero, ma questo, per chi crede, è stato solo un passaggio. Lo ha detto anche Mons. di Molfetta nella sua omelia: è un passaggio per un luogo dove il corpo non è più involucro dell'anima, ma è quest'ultima piena essenza dell'essere.
Don Benedetto è tornato al Padre, a quel Padre che ha servito ed amato senza remore. E riposa in pace pregando dall'alto per i suoi figli che da oggi sono un po' più soli quaggiù.
Don Benedetto Fiorentino se ne è andato così, ieri pomeriggio, mentre il sole faceva capolino tra le nubi e baciava via Marina. A fargli da cornice due ali di sacerdoti arrivati da tutte le città della diocesi e i membri di diverse confraternite locali, tutti commossi e che gli hanno tributato un applauso sgorgato dal cuore quando il feretro è stato portato a spalla fino al carro funebre. E quel sole è sembrato davvero un ultimo sorriso offerto dal padre amorevole ai suoi figli, una carezza per dir loro di non piangere.
Il piccolo grande prete ci ha lasciati, ha lasciato la comunità giovinazzese di cui, pur se talvolta criticato, si era preso cura per 45 anni circa, anche quando non aveva avuto una parrocchia sua.
La celebrazione del suo funerale è stata seguita dalle autorità locali civili e militari, da centinaia di persone, non tutti cattolici, non tutti fedeli, ma tutti pronti a riconoscerne il ruolo chiave nella formazione e nell'educazione di intere generazioni di giovani.
Il Vescovo emerito di Cerignola - Ascoli Satriano, in una gremita Concattedrale di Santa Maria Assunta, ha ricordato il costante impegno di don Benedetto per la pastorale, fedelissimo ai dettami di una Chiesa che non ha mai contestato, ma che ha provato a far crescere dall'interno.
Mons. di Molfetta ne ha sottolineato anche il ruolo chiave nello stimolare una riflessione seria sul ruolo delle confraternite, a lui molto care, e ne ha rimarcato il metodo quasi rivoluzionario di praticare la catechesi.
Mancherà a tanti, don Benedetto, lo abbiamo scritto ieri. E mancherà nella misura in cui ha mostrato di essere uomo che segna un'epoca, che traccia un solco tra un prima ed un dopo. Nonostante i difetti caratteriali, le incomprensioni con alcuni segmenti della comunità, la sua ostinazione che finiva talvolta per ledere più a lui stesso che agli altri.
Mancherà, è vero, ma questo, per chi crede, è stato solo un passaggio. Lo ha detto anche Mons. di Molfetta nella sua omelia: è un passaggio per un luogo dove il corpo non è più involucro dell'anima, ma è quest'ultima piena essenza dell'essere.
Don Benedetto è tornato al Padre, a quel Padre che ha servito ed amato senza remore. E riposa in pace pregando dall'alto per i suoi figli che da oggi sono un po' più soli quaggiù.