Monsignor Luigi Martella
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Religioni

Il testamento spirituale di Monsignor Martella

Domani alle ore 19.30 la celebrazione del trigesimo nella Cattedrale di Molfetta

Ad un mese dalla prematura scomparsa di Monsignor Luigi Martella emergono alcuni suoi scritti che delineano il percorso di vita e di fede del Vescovo della Diocesi di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi.

Come un manoscritto del 7 febbraio del 2008 (scaricabile dal sito www.donginomartella.it), in cui è custodito il vero testamento spirituale di Don Gino. Domani, al termine della messa di trigesimo, che sarà celebrata da monsignor Arturo Aiello, Vescovo di Teano-Calvi ed amico intimo di Don Gino, nella Cattedrale di Molfetta alle ore 19.30, il testo sarà distribuito insieme ad uno speciale del settimanale "Luce e Vita".

Un testamento che suona innanzitutto come un ringraziamento e poi come una dichiarazione d'amore e di affidamento. Monsignor Martella si affida completamente a Dio ed alla Vergine Maria ed esprime tutto il suo amore per la Chiesa e per la diocesi di cui è stato al vertice, confidando nella Provvidenza e nella misericordia divina. Questi i punti fondamentali del suo scritto, che si conclude con la frase «Vi ho voluto bene e ve ne vorrò sempre», con cui il Vescovo salentino ribadisce il proprio amore incondizionato per la Chiesa.

"Luce e Vita" sarà interamente dedicato alla sua figura, al suo profilo personale ed episcopale, alle sue omelie ed al ricordo di chi lo ha conosciuto. Dodici pagine a fare da cornice al testamento spirituale, che il settimanale ha voluto inviarci in anteprima e che riportiamo interamente nel nostro box.
Il testamento spirituale

«A Dio che mi ha donato la vita sono infinitamente grato.
Pur consapevole della mia debolezza, confermo fiducioso il mio abbandono al Padre provvidente, all'amabilissimo Figlio suo Gesù, allo Spirito Santo, forza e potenza di amore incontenibile.
Credo e amo la Chiesa di cui spero di essere una minuscola, ma vivida scintilla.
Mi affido alla Vergine Santa, Madre dolcissima e tenerissima, alla quale sempre ho rivolto lo sguardo filiale orante, perché il suo amore rendesse più sicuri i miei passi talvolta incerti e vacillanti.
Amo la Chiesa che è in Otranto che mi ha guidato nel discernimento vocazionale.
Amo il mio paese natale, culla dolcissima dei miei sogni, dei miei progetti e delle mie attese.
Amo la Chiesa che è in Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, mia sposa, alla quale la Provvidenza mi ha destinato come Pastore e che ho cercato di servire con passione e abnegazione.
Al Padre celeste, fonte di ogni dono, esprimo ancora la mia gratitudine per avermi fatto nascere in una famiglia umile e dignitosa, laboriosa e timorata di Dio.
Lo ringrazio per il dono della vocazione al ministero presbiterale ed episcopale, senza alcun mio merito. Dono che, nella mia pochezza, ho cercato di custodire e di vivere con l'aiuto della sua grazia e il sostegno di tante persone buone.
Chiedo perdono per tutte le mie inadempienze e imprudenze, per tutto ciò che ha recato offesa ad altri.
Confido, tuttavia, nella inesauribile misericordia del Padre e nella bontà di tutti coloro che ho conosciuto.
Vi ho voluto bene e ve ne vorrò sempre.
A Dio!».

+ don Gino, Vescovo
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