Raffaele Sollecito
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Cronaca

Caso Meredith, dagli Usa solidarietà a Raffaele

Una lettrice ci scrive dagli States: «Non c’è un briciolo di prova»

Il caso dell'omicidio della studentessa inglese, Meredith Kercher, avvenuto a Perugia nella notte tra l'1 ed il 2 novembre 2007, continua a fare il giro del mondo. E lo fa anche grazie all'intervista rilasciata da Raffaele Sollecito alla trasmissione "Porta a Porta". La lunga conversazione con Bruno Vespa è stata, lo scorsa settimana, oggetto del consueto tam tam mediatico che si scatena in questi casi, al confine tra il diritto di cronaca ed il gossip becero. Anche un nostro pezzo è giunto oltreoceano.

Una lettrice, Michelle Moore, ha voluto rilasciarci un suo commento che vi riportiamo integralmente. Non ci sono correzioni di punteggiatura e ci siamo affidati ad una linguista per una traduzione il più possibile vicina al pensiero della lettrice, senza filtri grammaticali di sorta, visto che si nota come sia stato scritto con partecipazione emotiva.

Ecco ciò che ci scrive: «Neither Raffaele or Amanda had nothing to do with the murder of Meredith Kercher in any way, shape, or form. Nothing. Neither were there, there's not one bit of evidence (real evidence, not this "joke" Tabloid Junk Science the Prosecution came up with) that substantiates in ANY way these absolulte whimsical theories. It's incredible that even Vespa knows so little. I'm conservative too, but this is crazy thinking, deciding that a boy that smoked a joint is now somehow guilty of a crime. Italy, THINK! I would think Conservatives would not allow themselves to fall prey to this crazy ridiculous type of thinking. Wake up!».

La nostra traduzione non filtrata recita così: «Né Raffaele, né Amanda hanno nulla a che fare con l'omicidio di Meredith Kercher, assolutamente in alcun modo. Nulla. Neppure c'erano, non c'è un briciolo di prova (prova vera e non questa "storiella" raccontata dai giornali spazzatura che l'accusa ha escogitato) che concretizzi in alcun modo queste teorie del tutto campate in aria. È incredibile che persino Vespa sappia così poco. Anche io sono conservatrice, ma è da pazzi decidere che un ragazzo che ha fumato uno spinello sia ora colpevole di un delitto. Italia, RIFLETTI! Vorrei poter pensare che i Conservatori non permettano a loro stessi di diventare preda di questo modo di pensare completamente ridicolo. Svegliatevi!».

Questo dunque il senso dell'intervento. Negli Stati Uniti, da tempo, l'opinione pubblica si è schierata per l'innocenza dei due imputati. Amanda Knox è ora a casa, scrive recensioni per un giornale di Seattle e porta avanti un'esistenza su cui grava però questo peso. Assolta nel primo processo d'appello, è stata poi condannata a 26 anni nella revisione dello stesso. Ma nel frattempo è rientrata a casa. E l'intervento della nostra attenta lettrice punta ad evidenziare, anche con riferimenti ideologici, quello che a suo parere è a tutti gli effetti un errore giudiziario. Un punto di vista netto che rispecchia quanto in America sostengono con forza, guardando con scetticismo al nostro sistema giudiziario.

A noi cronisti, invece, resta il compito, a volte ingrato, di ribadire che solo le sentenze passate in giudicato fanno testo. In democrazia è così e ci limiteremo sempre a far cronaca pura. Il 25 marzo sarà, di fatto, solo Raffaele Sollecito a rispondere di quel reato davanti alla Suprema Corte di Cassazione. L'ivoriano Rudy Guede sconta già una condanna in via definitiva a 16 anni di carcere. Qualsiasi sia il pronunciamento dei giudici, alla nostra redazione interessano solo due aspetti: che venga fatta reale giustizia per Meredith e per i suoi cari e che agli imputati ed ai loro familiari vengano forniti tutti gli strumenti per una difesa congrua.

Alla stampa, una volta di più, il dovere di non interpretare, ma di raccontare, possibilmente cercando di fare del giornalismo e non del "giornalettismo".
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